Quel pomeriggio Mimma, mentre risaliva la lunga scala esterna del Casale di Casamaria, sulla cui sommità era l’entrata di casa,accusò i primi dolori del parto…” Inizia così un intens9o viaggio delloa memoria, un gradevole affresco di una Comunità il cui ricordo sembra obliarsi solo nei vecchi racconti della nonna, Ma ecco prendere corpo dalloa sapiente penna delol’autore, unpo dopo l’altro i reali protagonisti di un appassionante vicenda in cui si snoda la vita di un intero paese tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, laddove la vita è scandita dai cicli e dalle stagioni (la semina, la mietitura, la vendemmia, la raccolta delle olive) dai fugaci e semplici gesti quotidiani nonché dal percorso della vita dell’uomo: la nascita, i giochi dell’infanzia, il fidanzamento, la serenata, il matrimonio, il saltarello, le feste popolari…L’autore, con una prosa semplice, a tratti gioiosa, intercalata da felici espressioni”in vernacolo” alterna la narrazione ad appassionanti e frequenti digressioni riproponendo i momenti più significativi di quella secolare”civiltà contadina”.
Da una folla di “cazulari,sarturi,osti, zappatera, matarassare,cazettare, ovare, e dall’altra, signòre e signuri (una ristretta borghesia terreiera), emerge la figura di Lisandro, l’homus novus, emblema della trasformazione che travolge la civiltà contadina di fine secolo all’avanzare prepotente ed inesorabile della nascente civiltà urbana, industriale e scolarizzata in cui non è più necessario “recarsi in piazza a cercare di andare a giornata per ‘ntaccà co la mozzetta ju scuru de la finestra o de ‘na porta, pe’ contà le jornate de lavuru…”
Prefazione di: Cristina Fabiani
Casa Editrice:
Anno di pubblicazione: 2000