I libri, i concerti, i film e gli spettacoli in generale devono principalmente emozionare e questo romanzo mi ha profondamente colpito anche per quelle componenti personali che seguono traiettorie riconducibili ai fatti narrati dall’Autore. Siamo all’inizio di un inverno molto freddo di molti anni fa e il racconto ci rappresenta lo sviluppo di una bella storia d’amore fra due ragazzi: un giovane pieno di progetti che si affaccia nel mondo del lavoro già con molta capacità di relazione ed una bella ragazza che vive in un piccolo paese delle montagne d’Abruzzo dall’animo forte e gentile che in tanti hanno già descritto parlando o narrando di queste popolazioni.
E’ una storia delicata, all’inizio solo accennata, che ha come magnifica cornice il bianco ovattato della coltre di neve, le ruve di pietra a piombo dell’antico Borgo medioevale, le piccole e grandi storie che ricreano la vera rappresentazione della cultura popolare. La piazza, la chiesa, i negozi, le case: tutto ci trasporta dentro questo piccolo luogo, povero nell’aspetto ma, nello stesso tempo, magico nell’atmosfera, in una istantanea di oltre 50 anni or sono che ancora appare viva e lucente ai nostri occhi di rapito lettore.
La capacità narrativa dell’autore, fluida e semplice, è certamente supportata da una lunga frequentazione dei luoghi e delle persone ma il punto di forza della sua narrazione risiede nella capacità di inserire citazioni storiche e note bibliografiche nella armoniosa stesura del racconto romanzato.
E’ Ortona la vera protagonista del libro, la nostra pera Spina, i suoi abitanti sono gli attori della storia, i frutti della sua terra sono i colori dei fondali e gli aneddoti raccontati la spina dorsale della sceneggiatura. E’ un testo che non può mancare sopratutto nelle case di chi ama questi luoghi e queste persone anche se, talvolta, l’amore si cangia in rabbia per tutto quello che si potrebbe fare e che non viene fatto… ma la speranza è l’ultima a morire. E come dice un personaggio del romanzo, che mi piacerebbe interpretare su un palco di teatro: “ Ortona ha bisogno di attenzione e cure, come una persona convalescente che necessita di sostegno, per continuare a camminare nel tempo.
Maurizio Urbani
IL PAESE DELLA PERA SPINA
Con questo secondo romanzo dal titolo “ Il paese della pera spina” Edizioni TORED, lo scrittore Moreschini ci conduce nelle terre di Ignazio Silone, ossia nel cuore della Marsica il Borgo medioevale di Ortona dei Marsi patria del grande condottiero Quinto Poppedio Silone.
L’autore non ha inteso minimamente sostituirsi allo storico ma, sia pure in forma romanzata, direi fiabesca, traccia le probabili origini della Comunità che sino ad oggi gli storici hanno reso noto su Ortona; né tanto meno ha voluto rubare il mestiere all’archeologo o al professore di storia dell’ arte, assolutamente; ha soltanto cercato, con semplici pennellate, di illustrare e mostrare ciò che di artistico, di elegante si nota visitando sia il centro storico del paese nonché l’ambiente che lo circonda.
Con indubbia duttilità, ha scelto quale filo conduttore del romanzo una storia d’amore, tra due giovani, (non di un principe e una principessa) incastonando, a tratti, nelle pagine, elementi di storia, fatti, personaggi, avvenimenti, notizie, celebrando ed osannando in modo molto evidente la quantità dei cereali ed erbe che la terra elargisce, in modo particolare l’abbondanza delle varie specie di mele e della pera d’inverno, la cosiddetta “pera Spina”. Frutti che hanno caratterizzato, sicuramente dai primi del ‘900, in qualche misura l’economia domestica e la risorsa della Comunità, attraverso il commercio di esse, sino agli anni 60, periodo nel quale si svolge l’azione del romanzo.
La protagonista dell’ accennata storia d’amore, è Chiara, che rispecchia per lo scrittore il prototipo, della ragazza ortonese: affabile, timorata, gentile, riservata, tranquilla ma di carattere rigoroso, inflessibile e con una spiccata ed innata arguzia tanto da mettere spesso in difficoltà, nei vari momenti del racconto, il giovane Alessio, il forestiero innamorato.
Nel romanzo, scorrono nomi, nomignoli, soprannomi, agnomi (Vilfredo il barbiere , Amalia, la figura del Parroco, Ermete, Marietta la casalinga, i contadini Pasquale e Fortunato; l’impiegato comunale in pensione, l’anziano Nino che frequenta quotidianamente la Bettia, il messo comunale, lo Studioso, Ermete lo spretato, l’amante di Gabriele…); personaggi e nomi che, come asseriva Manzoni, sono puri e meri accidenti, mentre ciò che dicono e quello che raccontano è la quotidianità, memoria, testimonianza, storia, desiderio di vivere, fors’anche leggenda.
L’immagine del bracciante senza lavoro che scende nelle terre del Fucino a cercare la giornata…. le donne che vanno al fiume Giovenco a fare il bucato o quelle che vanno ad attingere l’acqua alla fontana più volte al giorno con la conca di rame… i contadini che si recano in campagna in compagnia del mulo, dell’asino o solitari e ritornano la sera affaticati dai campi…i loro volti stravolti dalla fatica… la forzata partenza del capo famiglia e lo straziante distacco dai figli e dalle mogli per andare in America con la speranza di poter tornare un giorno con tanti denari… o l’ortonese che a piedi o in bicicletta raggiunge Frascati o altri luoghi a cercare lavoro… Una popolazione che vive in povertà ma con dignità francescana…che gran parte della stagione invernale è costretta a restare chiusa in casa sotto una coltre di ghiaccio e di neve…. sono tutti momenti e avvenimenti che emergono nel romanzo, realtà che non vengono minimamente menzionate nelle storie e nei documenti dei Re e dei Principi e dei Signori.
E che dire dei tanti sentimenti umani espressi dai vari personaggi ? Dell’orgoglio e l’amore delle madri per i propri figli; della sottomissione ai mariti, il loro silenzio, la loro rassegnazione al servilismo quotidiano anche ai signorini del paese? E poi la fede, la religiosità del popolo di Ortona, l’amore per i Santi, per la Madonna… le processioni, i tridui…le feste popolari pagane –cristianizzate nel tempo,quali i fuochi di San Giovanni, il Santo messo all’asta e la Mammoccia dell’8 settembre…!
Il testo, peraltro non è immune da una panoramica su l’ambiente, le montagne, l’orso, il cervo, l’aquila, la coturnice; il Giovenco dalle acque fresche e chiare… .unitamente alla descrizione dettagliata delle mura domestiche di una volta adornate ancora da antiche suppellettili.
Il romanzo non stanca sicuramente il lettore, poiché l’autore, accorto, nel momento nel quale affronta problemi sociali della Comunità, che potrebbero appesantire la lettura, inserisce episodi scherzosi e personaggi che rallegrano la pagina anch’essi comunque appartenenti alla storia del paese, ivi compreso i peculiari nomi e soprannomi.
Un ottimo diario per descrivere e decantare soprattutto un eccellente Borgo della Marsica: Ortona dei Marsi.
Nando MOLINARI
Prefazione di: Maurizio Urbani
Casa Editrice: TORED
Anno di pubblicazione: 2011