Alessandro Moreschini - Poeta

Oltre il suono delle parole...

E COME CHI NON PARE

Alessandro Moreschini si presenta al pubblico con la terza raccolta di poesie in dialetto castellano, curata ancor più  nei vari particolari, con particolare attenzione alla cura filologica, all’accezione pura del termine o all’ausilio delle testimonianze fede-degne della viva voce degli anziani.

Si rifà Moreschini nella sua poetica alla produzione per solito di tradizione non scritta ma orale, piùttosto che alla poesia dialettale di formazione letteraria. Per la verità, non è che a quest’ultima egli non si sia richiamato e non si richiami, solo che, preso maggior possesso della produzione poetica, è andato operando nel corpo della letteratura una scelta precisa, operazione necessaria, ambendo presentarsi come l’interprete genuino dell’anima popolare.

Moreschini ha percorso il suo cammino grazie ai legami con chi parla il dialetto. Le prime raccolte in lingua, che non gli è meno familiare della parlata castellana, sono la testimonianza del duplice amore per il paese nativo e per la poesia,, entrambi profondi. In esse, però, Moreschini appare lontano dalla poetica che gli diverrà congeniale e che già è evidente nella prima raccolta dialettale  ” CUTURUNI CUTURUNI, PELLA PALLATANA”, dove si scorge la volontà di rifarsi al mondo di chi ha sofferto e a tutti i temi connessi.

Le liriche di impronta sociale, anche se timido inizio, hanno segnato la strada. Alcuni originali versi sono l’immagine viva di una particolare realtà, non scomparsa ancora oggi” Magneanu a curu sturatu/ e sse faceanu pijane ju sulluzzu…Nune a ppatì la fame…”

Nella raccolta ” E COME CHI NON PARE” ci si accorge subito della sua diversa qualità. Queste poesie sono intrise di amorose illuminazioni del mondo della natura e degli uomini e, mentre la tradizione popolare è accolta nel motivo, nelle semplici rime baciate, i versi ed i ritmi sono vari ed articolati.

Anche l’uso del sonetto, il componimento poetico più antico e famoso, ricco di armonia ma altrettanto facile, appare nella sua raccolta a testimoniare l’impegno crescente anche sul piano metrico.

Moreschini si rivolge al lettore con irruenza di poeta popolare nella duplice accezione di chi esprime il popolo nella sua parte più cosciente e di chi ne proviene per tradizione e cultura. E’ da riconoscere che la sua poesia ha due volti e due verità in equilibrio perfetto tra colto e popolare tra nobile e plebeo. Moreschini riesce a vivere in bilico tra la spontaneità primitiva e sofisticazione intellettualistica. Deriva le strutture metriche e ritmiche dalla tradizione popolare che spesso donano alla sua opera potenza espressiva e che solo con esse Moreschini sente di poter rendere ed esprimere la sua aderanza alla realtà con l’efficace descrizione e con la espressione drammatica dei sentimenti che sono i pregi della poesia popolare. L’esigenza fondamentale per Moreschini è quella della comunicazione e quando usa per esempio”speziale”che nel contesto vuol dire “operatore ecologico” e che in dialetto castellano significa anche “farmacista”, si potrebbe vedere come ermeticamente allusivo ad un duplice significato, il poeta invece afferma che è personalmente sollecitato dalla fluidità del verso…

Il suo linguaggio non appare mai piatto perché egli sa rendere brillante il suo vernacolo con l’uso accorto del mezzo linguistico.

La sua poesia è una successione continua di esplosioni, fondate sull’episodicità della vita che finisce per diventare il tramite naturale con cui poter comunicare con la pluralità degli uomini.

La parola sempre chiara ha un significato poetico di alta espressività come in “’n-te zozzà j-onore”.

Ecco il motivo fondamentale che sottostà a tutta l’opera del Moreschini e le dà una ferrea unità ed organicità di visione. Ciò basta a far comprendere di quanta freschissima attualità sia l’opera di questo nostro poeta che vede la necessità di abbandonare il vecchio per ricostruire il nuovo, ma non si può “reparà la macera”, bisogna “refalla nòva,/ sennò dimani restarà pe’ ttèra”. Moreschini si accinge alla pubblicazione di “ E come chi non pare” in uno dei tempi meno candidi che si possono immaginare, tempi in cui la qualità principale è l’abilità, molto lontana dal possibile candore.

Nella poesia del Moreschini c’è la denuncia della società ingiusta, c’è la coscienza della condizione dell’individuo, la quale suscita in lui amarezza e sfiducia nel constatare l’assurdità della vita ma, c’è anche la creazione di un suo mondo che gli ordina secondo una sua idea in una realtà che, a volte è oscura, altre è un’angosciasa o implacabilmente triste, ma altre è piena d’affetti immediati: la famiglia, la terra, i costumi, le passioni dei suoi castellani e, “un amore”: un amore singolare, universale, quello delle madri.

In ogni rasccolta di poesie ha avuto una particolare attenzione dalla madre di “ E  tu m’accordi”, alla madre “femmona senza scòle” di Cuturuni…” o alla madre e donne che “ se’nn’angosceanu de tuttu…” della stessa raccolta, alla “ la mare è sempe mare”  di “ E come chi non pare” .

La madre è vista dal poeta  come colei che adempie con amore alla sua naturale missione, occupando nella società un posto ben definito. E’ ancora “ l’angelo del focolare” ma è anche  la nobile creatura delle più eterogenee attività: è madre “procacciola”, capace di conciliare i doveri di donna e di madre con tutti i problemi connessi alla sua attività dovute ad esigenze di ordine pratico. Per il poeta come è inesauribile la ricchezza che custodisce il mare e che dona all’uomo, così l’amore materno è fonte inesauribile di ricchezza, composto di dolcezza, accortezza, cura, affetto, abnegazione…

La madre” canno è mare” non viene mai meno all’amore infinito per i figli, non incontra ostacoli, non mangia il suo boccone, silenziosamente sopporta costrizioni e torti… La madre  è “ procacciola”, trova il modo di procurare il sostentamento ai figli lo fà con “ Tigna” e “abbenge a  la casa e la vigna…”E’ “senza scòle”, ma possiede”tanta fede in Dio”E’” abburente”come il mare; è fomte di ricchezza inesauribile. Nulla vuole, “sa solu dane”: “ La mare  canno è mare è mare sempe”. Sembra che  al Moreschini le inquietudini si plachino solo nella pace serena esemplice di un mondo passato o nella fede che consola e sostiene. Per il suo particolare modo di essere il poeta si condiziona nella storia del nostro tempo, ma  una norma in lui è sempre salda ed attiva: la fede, che è la direttiva nella sua vita.Il poeta carico d’umanità e di amore per la propria terra, per la sua gente, egli il poeta castellano, Alessandro Moreschini, mira ad elevare il dialetto a lingua schietta, spontanea, non inferiore alla lingua ufficiale, lingua che resterà testimonianza viva di un particolare momento. Non possiamo trascurare l’impegno profuso del Moreschini nella ricerca di materiale dialettale: enorme patrimonio, frutto di trent’anni  di lavoro condotto con scrupolo, con amorosa dedizione e con l’aiuto di ricercatori e di amatori locali del dialetto.

Si deve a lui la riscoperta di Norreri e la raccolta proverbi, di detti, di testi anonimi, si sintagmi castellani, di soprannomi, di stornelli, di indovinelli: antologia tale che consente a chiunque di improntare un vocabolario della lingua castellana, avendone dettato anche, con competenza e metodo, i fondamentali elementi grafici e fonetici.

Il Moreschini è poeta di valore, ma è anche colui al quale va il merito di aver risvegliato non solo negli anziani ma anche nei giovani l’amore per il dialetto. Lo pane niru che ‘n-olea chivelle/ne ccottu bbène, néé ‘n.-cuzzurunitu,/ da cale tempu è deventatu ‘m-mitu” repiace a tutti vanti a crepapèlle./ Tè ‘nu sapore anticu ju moccone…(..’na vòta  ju chiameanu ‘u cascione..”.Il dialetto che nessuno amava, da qualche anno è diventato un mito-invito, piace di nuovo e di più: ha più sapore “ ‘na vòta ju chiameanu ‘u cascione..” .

Il Moreschini  ha dato vita alla cosa più antica e più nuova: il parlar popolare generando una poesia umana, bella, musicale e pittorica che rappresenta la storia poetica del suo paese e del suo tempo, rasserenata da una luce superiore.

Prefazione di: Antonietta Marcelli

Casa Editrice: Il CENTAURO

Anno di pubblicazione: 1993