Alessandro Moreschini - Poeta

Oltre il suono delle parole...

Avviamento allo studio del dialetto di Castel Madama

Finalmente, dopo anni di intenso lavoro, vede la luce la grande opera dedicata da Alessandro Moreschini al suo paese natale, in tre sezioni: Grammatica, Antologia, Vocabolario del dialetto di Castel Madama. Quest’ultima sezione è per noi quella più importante. Si tratta di un lavoro che esce fuori dall’ordinario sia per la mole sia per la ricerca approfondita dei termini inclusi nel vocabolario, i quali sono corredati da un’infinità di notizie utilissime a ricostruire il tessuto sociale di questo grosso paese a ridosso di Tivoli, da cui dista appena qualche chilometro.

Certo, una ricerca così ampia non è improvvisata, né sarebbe potuta scaturire da un giovane inesperto ancora della vita. Essa riflette la personalità di un uomo maturo, che gran parte degli avvenimenti ha conosciuto e di un’altra si fa testimone per aver ascoltato gli anziani, a partire dai propri genitori e parenti, i quali rappresentano la sua fonte di conoscenza principale.

Nei tre volumi sono ricostruiti, quasi con ostinazione, abitudini, costumi, comportamenti dei Castellani, che si avvalgono di un dialetto vivo nelle espressioni, efficace nelle descrizioni, puntuale nel cogliere aspetti particolari di situazioni. Si dovrebbe parlare, a ragione, data la mole delle informazioni contenute nella terza parte dell’opera, non tanto di “vocabolario” quanto di “dizionario enciclopedico”. Si prenda ad esempio la voce “vecennara”, alla quale sono dedicate ben 4 colonne, e ci si accorgerà della ricchezza dei dati che il Moreschini trasmette al lettore, ed a noi piacerebbe soprattutto ai giovani Castellani, ai quali viene offerto un mezzo straordinario di conoscenza del loro passato, con la descrizione di tutte le operazioni connesse alla “produzione” del pane, e con l’intera relativa terminologia.

Dobbiamo riconoscere all’Autore, oltre alla passione, una grande perizia nell’aver saputo ricostruire un aspetto importante del paese con meticolosa precisione.

Un’opera così rilevante, nel panorama degli studi condotti dagli “appassionati” dei dialetti locali,lascerà senz’altro un segno positivo, perché diverrà, a nostro avviso, un modello per studi successivi condotti su altri paesi del territorio, con cui bisognerà confrontarsi.

E’ un ulteriore merito del Moreschini l’aver inserito i vari termini in una più ampia costruzione sintattica, da cui emerge non solo la voce dialettale, ma il suo corretto uso nel periodo. Se leggiamo la voce “sparagnu” (economia), possiamo conoscere uno dei modi in cui essa veniva usata: “Pe’ fiamme la casa io e mmaritimu emo fattu sparagnu”. Vengono ancora aggiunti i preziosi sinonimi, che sono “ ‘cunumia” e “‘culunia” (economia).

Dopo aver letto le tre parti dell’opera, si ha la convinzione che la sua realizzazione sia costata molti anni di lavoro all’Autore, impegnato nelle varie ricerche storico-sociali-antiquarie-dialettali. Per quanto riguarda la Grammatica, un aiuto certamente è venuto dalla pubblicazione, curata da noi e dal Moreschini, della nota opera del Norreri sul dialetto castellano, con cui furono inaugurati gli studi dialettali di Castel Madama, agli inizi del ‘900. Ma, per il resto, bisogna parlare di un lavoro originalissimo, in cui il Moreschini appare nella doppia veste di studioso e di letterato. Come tale, cioè come poeta del dialetto castellano, dobbiamo a lui le più belle poesie scritte su Castel Madama, le quali sono state raccolte in vari volumi (il paese natale è un protagonista “muto” anche nel suo romanzo “L’ultimo degli Equi”).

In conclusione, la grande opera di Alessandro Moreschini (nato a Castel Madama nel 1938 ed abitante a Tivoli) porta un notevole contributo alla conoscenza della lingua e della storia castellana e concorre, al pari di ogni altra opera storica, alla ricostruzione della vita sociale di Castel Madama quale si è svolta preferibilmente nel secolo passato, al quale guarda, non senza commozione e nostalgia, il “nostro” Sandro.

NOTA DELL’AUTORE

L’idea di dare corso alla compilazione di un dizionario del dialetto castellano forse la ebbi quando nel settembre del 1948, dopo aver salutato con un forte abbraccio mia madre, varcai il portone d’entrata del collegio di San Francesco in Assisi per frequentare la prima media.

Mi sentii solo e, in qualche modo defraudato non solo dell’infanzia, dei compagni, dei luoghi del mio paese, ma soprattutto delegittimato bruscamente e irrevocabilmente della lingua materna. Mi ritrovai a dover apprendere un linguaggio nuovo per dialogare con i nuovi compagni. Le parole, soprattutto le prime settimane non avevano per me alcun sapore, sembravano vuote, dure come le pietre, insignificanti in quanto, sino ad allora, riuscivo a dialogare e a   pensare solo e soltanto in dialetto.

Trascorsi alcuni mesi, iniziai a pensare in italiano e le parole mano mano si impregnarono di significati, di sentimento… J-abbisu divenne matita, conca divenne orcio ditu nmatiju diventò mignolo, lestra diventò letto, parimu, marema, sorema divennero mio padre, mia madre, mia sorella…spassàrese divenne divertirsi, revejarese, svegliarsi prescia, fretta, vutu gomito, mancina, sinistra, lesca de pane divenne fetta di pane, mottaturu imbuto,…nzerà, aruvà sbodà, fujì divennero,chiudere, gettare, svoltare, correre… La pietrarola si mutò in trappola di pietra, ju piccuru in trottola , la ciriminella in lippa, ju calemme in albero della cuccagna, fraffralla farfalla, zizziripenna, lucciola, stella aquilone…

Forse dicevo, da quel traumatico accadimento, nacque nel mio inconscio la prima idea di salvaguardare la lingua dei miei avi, usi e costumi o quanto meno la spinta, anni dopo, ad una quarantennale assidua, attenta ricerca, dalla viva voce dei miei nonni, dalle testimonianze degli anziani, dagli innumerevoli collaboratori innamorati anch’essi del dialetto e delle tradizioni locali e soprattutto da una memoria che ancora oggi, dopo oltre cinquanta anni è ancora viva, direi vivissima dalla quale, ho assunto centinaia di migliaia di lemmi dialettali per il dizionario.            

A quei tempi, ovviamente, ignoravo l’Avviamento allo studio dell’Italiano nel Comune di Castel Madama di Oscar Norreri pubblicato nel 1905; opera peraltro posta da me all’attenzione, con una riedizione con il contributo eccellente del Prof. Franco Sciarretta, non solo dei castellani, ma anche di molti studiosi o ricercatori nel 1987

Oscar Norreri, non era di Castel Madama ma di Pergola una cittadina in provincia di Pesaro. Questi conseguì come si diceva a quei tempi la patente di maestro elementare di grado superiore a 22 anni; dedicò il tempo che avrebbe dovuto dare alla patria come soldato (inabile al servizio per insufficienza toracica) alla frequenza di vari corsi di aggiornamento presso l’università di Roma e all’età di 24 anni il 9 gennaio del 1899, venne nominato maestro supplente nella scuola elementare unica di Montebuono in provincia di Perugia sino al 1891. Dopo la nomina di maestro elementare per il biennio 1902-1904 nel comune di S. Lorenzo in Campo in provincia di Pesaro, il Provveditore agli studi di Roma nominò Oscar Norreri maestro elementare delle scuole inferiori rurali del Comune di Castel Madama ( 15 ottobre 1903) dove rimarrà sino al 1908.

Con l’Avviamento allo studio dell’Italiano nel Comune di Castel Madama, che fu oggetto di particolare attenzione da professori,linguisti, dialettologi del tempo, l’autore, volle dotarsi di uno strumento per poter insegnare l’italiano, visto e considerato che a quei tempi oltre che l’analfabetismo imperante, nei paesi si parlava solo e soltanto dialetto. Quale strumento migliore di comparazione e di riferimento nell’approntare una piccola grammatica e un lessico ( 1700 vocaboli) e distribuirlo a tutti gli scolari della Comunità ?

Ebbene, incoraggiato e coadiuvato nella parte finale del lavoro, in tempi molto brevi (meno di un anno) come si evince dalla documentazione pubblicata in appendice alla mia grammatica, dall’allora prof. Ernesto Monaci docente ordinario di lingue e letterature neolatine della Università di Roma, il Norreri diede alle stampe il suo lavoro.

Non siamo di fronte ad uno studio dialettologico ma come già ho avuto modo di dire nella prefazione alla riedizione, l’opera costituiva, mancando specifiche trattazioni precedenti, il primo passo verso lo studio scientifico del dialetto castellano.

Peraltro il Norreri raccoglie, in qualche modo, l’invito fatto ai Maestri d’Italia, dal Prof. Ciro Trabalza Prof. di Italiano e docente nella Università di Roma, illustrato nella sua opera “Insegnamento dell’Italiano nelle scuole secondarie 1903 “-e soprattutto le sollecitazioni fatte da Alessandro Manzoni (1863) sulla importanza del ricupero delle parlate municipali che, come sottolinea il Trabalza nel suo trattato conosciuto dal Norreri, vennero concretizzate solo qualche anno più tardi (1890) attraverso un concorso ministeriale a premi e menzioni onorevoli con Regio Decreto.

Dovrebbero essere grati, soprattutto i castellani a questo Maestro.(Il sottoscritto sicuramente. Di esso oltre che una copia dell’opera in originale, conservo la corrispondenza autografa dell’autore avuta con il Prof. Guido Monaci, il Prof. Merlo ed altri…ed un personale biglietto da visita)   Fu, per chi lo conobbe, uomo colto, intelligente, tra l’altro umile, autore di altre due pubblicazioni; e pertanto ho voluto con la mia opera “Avviamento allo studio del dialetto nel comune di Castel Madama” a distanza di 100 anni, fare eco anche con il titolo alla sua opera, quale omaggio dovuto, e chiudere, se mi si consente, un cerchio sul dialetto di Castel Madama.

Il mio Avviamento allo studio del dialetto di Castel Madama è indirizzato anch’esso alla scuola e tiene conto, certamente del lavoro del Norreri sviluppando ovviamente gli argomenti più approfonditamente con maggiore materiale a disponibile ed attraverso la comparazione della parola castellana con quella latina e con quella italiana( la Grammatica) per consentire ai ragazzi di comprendere più facilmente il rapporto della lingua castellana con l’italiano e la lingua latina. Ovviamente ho ritenuto opportuno a volte comparare il dialetto castellano anche con alcune parlate dei paesi confinanti tra i quali Tivoli mettendo in risalto le peculiarità e la differenziazione, le variazioni di carattere morfologico e fonetico.

In un lavoro indirizzato soprattutto ai giovani delle scuole elementari e medie, non solo per il dialetto come ricerca, ma anche sulle sue origini, non poteva mancare un cenno sui maggiori dialetti italiani e soprattutto un pò di storia sul processo di trasformazione della lingua volgare latina.

Interessante l’appendice dove vengono riportate lettere autografe della corrispondenza del Norreri con il il prof. Monaci, Trabalza, Lindstrom, Celideo Magnarapa, Vignoli ed altri.

Per quanto riguarda l’Antologia è composta di sonetti, versi sciolti, testi anonimi, brani di prosa, bozzetti . Questa è il frutto, chiedo scusa ma mi si passi l’epiteto, di un poeta che ha cercato di ricomporre il dialetto, mondandolo del banale e senza allontanarlo dal popolare, ricondurlo ad una unità espressiva nella quale la parola potesse   giungere, come quella italiana, alla misura poetica con le sue innumerevoli e ricche immagini, con le sue peculiari visioni tutt’altro che comiche o umili.

Scrivere in dialetto castellano per me ha comportato anche problemi di trascrizione che non ha trovato verifica in altri rimatori della Comunità ed in possesso quindi soltanto di frammenti consegnati oralmente e improvvisati ai fini della scrittura. E poiché non si verificasse una cesura tra la parola udita e quella scritta, ho approntato, in modo accorto,come illustrato nel dettaglio alla premessa della mio prima pubblicazione, sia negli eccessi che nelle restrizioni, segni grafici consueti dell’alfabeto indirizzati a rendere leggibili i testi, conscio delle norme e le convenzioni e sulla scorta di testi da me consultati ivi compreso Norreri.

Il Dizionario ( circa seimila lemmi) Come diceva, il prof. Sciarretta nella prefazione all’opera, più che vocabolario data la mole delle informazioni contenute e per la sua complessità, si dovrebbe parlare di dizionario enciclopedico. Effettivamente si tratta di un lavoro fuori dell’ordinario, unico nel suo genere, dove c’è tanta ricchezza: dialetto, storia, usi, costumi, tradizioni, fatti accadimenti, personaggi illustri del luogo, toponomastica urbana e rurale, ornitologia, botanica, i mestieri, le sorgenti del territorio , i soprannomi, i proverbi, gli indovinelli, i giochi, descrizione di siti archeologici, leggende, favole ed altro.

Ho ritenuto pertanto far seguire al lemma dialettale spesso l’etimologia, la classificazione grammaticale, a volte inserendo un sinonimo o un contrario; quando è servito ho inserito il plurale; per i verbi il paradigma alla latina. Importante citare una frase come esempio per spiegarne bene il significato ossia la fraseologia, molto importante per gli studiosi ancor più dell’etimologia come ad esempio nella parola Ballone. Spesso ho posto delle notizie riguardanti la parola definendole Curiosità come ad esempio nella parola Jornata.

Per avere una dimensione esatta di questo dizionario al lettore basterebbe consultare alcune voci come: Affumicatu, Ambijuni, Buzzicu rampichinu,Festarolu, Libbru, Remmediu, Sumpalazzu, , Sinnacu. Sparagnu, Vecennara.

Nel dizionario si potrà trovare il modo di zappare la terra, come mietere il grano, come macinare i frumenti, come raccogliere le olive, come potare o insertare un albero da frutta, come si produceva il vino, l’olio.

Un dizionario in definitiva che non vuole essere il cimitero delle parole, ne la riesumazione delle ossa o le ceneri del passato…ho approntato un dizionario che guardasse al futuro…un dizionario ameno, che si potesse leggere piacevolmente, come un romanzo o la storia (come lo è) di una Comunità.

E’ stato un lavoro di tanti anni di assidua, attenta, continua ricerca da parte mia e di tanta gente, direi di tutta la Comunità Castellana. Conservo migliaia e migliaia di “pizzini” con lemmi, proverbi, modi di dire, nomi di luoghi, di fiori, di piante, di sorgenti, di soprannomi …che la gente mi ha fatto recapitare sin dal 1956 a qualche anno fa.

Pertanto, ancora una volta posso dire che, come lo fu per Norreri, questo “Avviamento allo studio del dialetto nel comune di Castel Madama appartiene a tutti i castellani con la speranza che possa essere per i futuri cittadini un brano di storia e per i ragazzi delle scuole un ottimo mezzo per conoscere non solo la lingua dei loro antenati e le sue origini, ma anche i loro usi, i loro costumi e le loro tradizioni.

Prefazione di: Franco Sciarretta

Casa Editrice: IL CENTAURO

Anno di pubblicazione: 2005